Nasce oggi la NUOVA area tematica "MAMME e LAVORO" del blog di spazioneomamma.
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Per dare "spazio" a racconti, riflessioni, informazioni, aggiornamenti...; a tutto quello che è utile e importante condividere nel nostro "CERCHIO" di mamme (e papà); per orientare o sostenere la donna nel nuovo percorso che HA SCELTO (se ha potuto farlo...) di percorrere, continuando la professione o dedicandosi "solo" alla famiglia.
Mamme a tempo pieno, o mamme... che lavorano cercando di conciliare lavoro e famiglia...!
Mamme che si reinventano; Mamme vicine e... mamme lontane! Mamme "stanche ma felici" e... mamme in difficoltà.
E i papà? Quali i cambiamenti nella loro vita familiare e lavorativa dall'arrivo del bambino?
PER INAUGURARE l'area tematica vi rimando ad INTERESSANTI LINK che potete liberamente commentare qui sotto al post.
INOLTRE invito e RINGRAZIO anticipatamento chi vorrà dare un contributo, raccontando la propria esperienza o dando informazioni ed aggiornamenti utili per la neonata area tematica "MAMME e LAVORO" scrivendo a: spazioneomamma@alice.it
Ecco i link:
Brava Fiammetta! Bello questo spazio. Mi piacerebbe parlare di come conciliare l'allattamento e il rientro al lavoro. Questo tema mi interessa molto anche se per ora non ho urgenza di rientrare. In questi giorni però mi sono dovuta assentare per due giorni di fila e mi sono resa conto che non è così semplice (mi sono alzata per qualche giorno due ore prima per togliere il latte, ho ingaggiato mio marito come "mungitore"...), è possibile ma è anche molto faticoso se dovesse esser fatto tutti i giorni. Qualcuna ha da raccontare la sua esperienza?
RispondiEliminaCra
grazie per aver scelto un mio post sulla paternità...avrei molto da dire anche sulle mamme lavoratrici.....ovvero tornare al lavoro....dopo esser state fuori un anno...trovare tani cambiamenti e ricominciare ad entrare nel giro....aver due nani al nido tra malattie e chiusure per ferie del nido...e poi tornare a casa : pulire, accudire i figli, il marito.....però è possibile....faticoso ma possibile...
RispondiEliminaforza mamme .... l'unica cosa che mi disurba è il trattamento economico alla maternità e il poco sostegno economico a chi decide di stare a casa con il bimbo....ed io per motivi economici ho dovuto tornare al lavoro....ma il guadagno con due rette di asilo è irrisorio!!!
Ciao Fiammetta, volevo lasciare un commento alla nuova area tematica
RispondiEliminaciao
Serena
Ciao a tutte, sono Serena, mamma di Alessandro quasi 5 mesi.
A proposito di mamme a tempo pieno e mamme che si reinventano, a me piacerebbe molto poter essere una mamma a tempo pieno, almeno per i primi anni di vita del mio cucciolo…purtroppo non me lo posso permettere. Cercherò di stare a casa il più possibile usufruendo della maternità facoltativa e poi magari chiederò un part-time… ma non è detto che me lo concedano.
Nel frattempo, come ha scritto Fiammetta, sto tentando di reinventarmi… ma non è sempre così facile.
E pensare che fino a qualche anno fa pensavo che la carriera professionale fosse la miglior fonte di soddisfazione…
Meno male che Alessandro mi ha aperto gli occhi!!
Poter essere una mamma a tempo pieno è una vera fortuna, e dovrebbe poter essere alla portata di tutte le mamme che vogliono stare a casa con i loro bambini almeno per i primi anni di vita dei loro figli. La legislazione italiana pecca in questo senso.
I paesi scandinavi sono al primo posto per le politiche a sostegno della maternità: il congedo parentale consiste in 480 giorni da dividere a scelta tra i due genitori, di cui 60 gg sono di ciascun genitore e non possono essere ceduti all’altro. Il datore di lavoro deve concedere il congedo parentale (a madri e padri ugualmente) dalla nascita fino ai 18 mesi del bambino.
Inoltre i genitori hanno diritto a lavorare part-time fino al compimento degli 8 anni del bambino.
Dal punto di vista economico, un lavoratore, sia esso autonomo o dipendente,
percepisce l’80% dello stipendio calcolato sull’ultimo anno di lavoro prima del parto, al di sotto di un tetto massimo per 240 dei 480 giorni di congedo. I restanti giorni si riceve un compenso economico di base, che corrisponde a circa 20 euro al giorno circa 600 euro al mese.
Poi c’è l’assegno per il bambino che corrisponde a circa 110 euro mensili fino al compimento di 16 anni (si sedici anni!!!) del bambino.
Inoltre esistono stati, non è il caso dell'Italia, che prevedono anche dei congedi per i padri in occasione del parto: 2 giorni in Spagna, 14 in Svezia, 3 in Francia, da 6 a 12 in Finlandia e 7 in Danimarca.
Le mamme italiane non sono messe nelle condizioni di poter stare a casa almeno per i primi anni di vita dei loro bambini, ma allo stesso tempo si vedono costrette, se non hanno nonni disponibili, a dover sborsare cifre assurde per mandare i bimbi all’asilo nido.
“Sempre con lui- I vantaggi di essere un genitore a tempo pieno” è un libro della collana “Il bambino naturale” Ed. Il leone verde, che affronta appunto l’importanza di un accudimento costante nei primi anni di vita dei propri figli. La presenza della figura di riferimento e l’accudimento continuativo sono considerati un investimento di gran valore, che ripagherà lungamente i genitori negli anni successivi. Isabelle Fox scrive che “la semplice presenza dei genitori in ogni fase di crescita gli garantirà (al bambino) la base sicura che lo farà sentire libero di esplorare, imparare, relazionarsi con gli altri e padroneggiare il proprio mondo, da bambino prima, e infine da adulto. Gli effetti positivi della presenza dei genitori permangono per tutta la vita”.
Ciao a tutte.
RispondiEliminaSono Elena, mamma di Siro (4 anni) e di Diego (2 anni) e lavoratrice a tempo pieno.
Volevo complimentarmi ancora con Fiammetta per la bella iniziativa ed esporvi la mia esperienza di allattamento diciamo lavorato.
Con il mio primo figlio, il rientro al lavoro è stato facile (a parte il trattamento…) perché lui aveva già compiuto 1 anno e al nido ha potuto mangiare le pappe durante i pasti, mentre quando tornavo a casa "facevamo merenda" lui con il mio latte ed io con il suo calore e la dolcezza del suo abbraccio.
Di notte poi stavamo dormivamo insieme e spesso si attaccava.
Ho smesso di allattarlo a 21 mesi in quanto ero incinta del secondo (se tornassi indietro non smetterei, ma questo è un argomento diverso).
Con Diego invece sono rientrata al suo 8° mese di vita e, a parte il pranzo, mangiava ancora solo il mio latte. Fortunatamente ho potuto usufruire delle ore di allattamento che, in realtà, ho scoperto non essere un "privilegio" della mamma bensì un diritto del bambino!
Sarebbe bello che questo fosse tenuto ben presente dai datori di lavoro che invece ti trattano come una lazzarona!!!
Ma torniamo all’allattamento di Diego. Inizialmente non sapevo come comportarmi, ma come dice chi conosce veramente i bambini, lui sapeva esattamente cosa fare!
Quindi io mi sono attrezzata di tiralatte e biberon, lui invece del suo ottimismo.
Al lavoro rispettavo gli orari cui lui era abituato e verso le 10– 11 mi tiravo la prima parte di latte per poi ripetere la cosa verso le 13-14, e mettevo tutto nel mio bel biberon in una sacca termica.
Il primo giorno al nido hanno proposto il biberon a mio figlio ma non ne ha voluto sapere. Allora ho provato a mettere il tutto in uno di quei bicchierotti da cui beveva l’acqua ma niente! Abbiamo perfino provato con il bicchiere normale, ma non c’è stato verso, il mio latte senza di me non lo voleva.
Nel frattempo l’inserimento al nido è andato benissimo, non ci sono stati problemi neanche all’ora della nanna quando era abituato ad addormentarsi al seno… Insomma se non c’ero non mi cercava.
Invece a casa, appena mi vedeva subito mi abbracciava e voleva ciucciare, la sera si addormentava sereno al seno e di notte qualche risveglio in più per compensare la mia assenza durante la giornata vi assicuro che non pesa (a differenza di quello che viene strillato ai quattro venti soprattutto da quelli che non vogliono fare la fatica di sostenere realmente le mamme).
Quindi riassumendo i pasti principali Diego li ha spostati attaccandosi a colazione, merenda, cena e dopo cena! Quanto al mio seno… bhè questo si è adattato ai nuovi orari, avvisandomi, ancora per diversi mesi, quando si avvicinava l’ora di pranzo con una leggera tensione che voi mamme conoscete bene.
Adesso quando torno a casa Siro mi corre in contro e mi porta a vedere i suoi disegni, mentre Diego mi abbraccia e mi tira verso il divano perché vuole la merenda della mamma.
Il mio consiglio è di cercare di stare il più possibile insieme al proprio bambino, la carriera non è paragonabile ad un figlio e poi comunque quando si torna non sarà il mese in più o in meno a determinare il trattamento che si riceve, ma l’intelligenza del datore di lavoro!