martedì 29 dicembre 2009

"MAMME CANGURO": incontri gratuiti a BRUSAPORTO


sto organizzando un ciclo di incontri gratuiti per far vedere alle mamme come portare i bambini.


Gli incontri prevedono una breve introduzione al tema del portare e ai benefici che ne derivano, una descrizione dei vari supporti utilizzati per portare i bimbi e una dimostrazione pratica di come si utilizzano MEI TAI, FASCE LUNGHE E FASCE TUBOLARI.

Metto a disposizione delle mamme che vorrebbero provare a portare i loro cuccioli, ma non sono troppo convinte, fasce e mei tai. Li lascio in prestito/prova per una settimana.

Il primo incontro sarà lunedì 8 febbraio 2010 alle ore 15,00 e avrà una durata di circa un paio d’ore.
Date successive: lunedì 15/03, lunedì 19/04, lunedì 10/05, lunedì 14/06.
Sempre dalle ore 15,00.
Gli incontri successivi, li fisserò in base alle vostre adesioni.

Questa iniziativa nasce dalle letture (tra cui cito “Portare i piccoli” di Esther Weber, “Una mamma Canguro” di Nathalie Charpak) che ho fatto in merito al portare come modalità di genitorialità e soprattutto dall’esperienza diretta del portare mio figlio.


IL SIGNIFICATO DI PORTARE IL BEBE’:
Il contatto è uno dei principi fondamentali ed esistenziali degli organismi viventi. E’ la base di qualsiasi comunicazione, scambio, interazione, incontro vitale.

Già il feto in utero ha le sue prime percezioni sensoriali inizialmente a livello tattile. Attraverso la cute sente la pressione, i movimenti del liquido amniotico, il dolore, ma anche sensazioni di caldo e freddo. La cute del feto viene stimolata continuamente durante la gravidanza. Il primo sviluppo del sistema nervoso del bambino dipende dal tipo di stimolazione che riceve. L’emozione veicolate dal corpo, più che la semplice pressione sulla pelle, è il messaggio raccolto dal bambino attraverso i recettori muscolari.
E’ il modo in cui viene tenuto che gli dice che cosa sente chi lo tiene. Il contatto corporeo funziona attraverso il senso del tatto, ma è anche di più: è un bisogno vitale, biologico e psicologico per incontrare e relazionarsi con l’altro.
Nel neonato questo bisogno di contatto è innato ed urgente. Stare a contatto con il bambino significa parlare il suo linguaggio, quello che comprende dal primo momento, il linguaggio della pelle, del tatto, che gli comunica sicurezza esistenziale e attraverso cui stabilisce la prima relazione con l’esterno. Ascoltare e soddisfare il bisogno primario di contatto corporeo del bambino non crea un suo ulteriore bisogno o lo accresce, al contrario con il tempo lo colma.
Oggi esistono in linea generale, come spiega bene nel suo libro “Sono qui con te” Elena Balsamo, due approcci: il modello ad alto contatto e il modello a basso contatto.

Il modello ad alto contatto, è un approccio che mira a proteggere la salute e la sopravvivenza dei bambini e quindi accetta e risponde ai suoi bisogni innati.

Il modello a basso contatto ha come suo obiettivo quello di insegnare ai bambini a diventare precocemente indipendenti dai loro genitori dal punto di vista emotivo e di sviluppare spiccate capacità cognitive.

Il modello ad alto contatto è caratterizzato da uno stretto e intenso rapporto fisico tra madre e bambino che inizia fin dalla nascita. Il parto avviene in un ambiente famigliare, il neonato rimane per lungo tempo a contatto pelle a pelle con la madre, l’allattamento è a richiesta e il piccolo dorme nelle vicinanze del letto materno (a volte nello stesso letto) e durante il giorno viene portato sempre dalla madre in tutte le sue attività. I bambini vivono come da piccoli marsupiali immersi sin da piccoli nella vita degli adulti. La risposta al pianto da parte degli adulti è immediata.
Il modello a basso contatto invece è caratterizzato da una relazione madre-bambino basata prevalentemente sullo sguardo e sull’espressione verbale. La nascita spesso è medicalizzata, il neonato viene separato dalla madre per essere sottoposto a procedure di routine, viene nutrito con il biberon o con latte materno per pochi mesi, è spesso sdraiato nella culletta o nella carrozzina da solo. La notte dorme nel proprio letto e spesso in un’altra camera separati dai genitori. Questo modello prevede una interazione verbale e visiva con il piccolo in concomitanza con una risposta al pianto certo non immediata.
Oltre ai benefici fisici ed emotivi, portare i piccoli allevia molto il lavoro dei genitori…pensate: uscire a passeggiare anche quando piove, sbrigare le faccende in casa, riuscire a fare la spesa, salire su mezzi pubblici, scendere a prendere il pane senza dover fare tutti i preparativi per trasportare il piccolo, salire e scendere le scale, avventurarsi in luoghi affollati senza dover fare slalom, far addormentare il piccolo senza fatica, risparmiare un sacco di soldi in passeggini, navicelle e costosi trio…. e molto altro!
Per informazioni sugli incontri mandatemi una mail a serenapir@yahoo.it.
Per farvi un’idea di come portare i neonati e i bimbi date un’occhiata a http://www.mammacanguro.jimdo.com/

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